Provare a descrivere le infinite sensazioni procurate da un pezzo di cioccolato sciolto in bocca, è un compito molto arduo.
Per riuscire nel difficile intento, bisognerebbe rivolgersi a quelle divinità che nel corso dei millenni hanno convinto studiosi, golosi e consumatori a definire il cioccolato “Cibo degli Dei”.
Di antichissime origini, la pianta di cacao era già presente circa seimila anni fa. In Europa, il cacao, giunse soltanto nel 1502 grazie alle scoperte fatte da Cristoforo Colombo in Honduras.
In Italia, per l’esattezza in Toscana, il cacao comparve nella seconda metà del 1500. Ammaliò persino Papa Pio V che concesse di consumarne una tazza al giorno anche nei periodi di digiuno, dato che si trattava di una bevanda liquida.
Volando nel tempo e planando sulla città di Napoli troviamo antico riscontro del cioccolato nelle ricette del sanguinaccio. Il cacao veniva mescolato al sangue di maiale per diventare un dolce tipico del periodo carnascialesco.
A sancire l’ingresso ufficiale del cioccolato nella storia dolciaria partenopea fu però il piemontese Isidoro Odin che sbarcò a Napoli sul finire dell’Ottocento. Rimanendone affascinato, decise di tuffarsi in questa realtà per dar vita ad una grande attività interamente basata sulla fabbricazione artigianale e sulla distribuzione in grande stile del cioccolato.
Il successo del magico prodotto a Napoli fu sensazionale e la richiesta divenne subito crescente. Le ditte artigianali di cioccolato “made in Naples” divennero subito numerose. Furono tanti gli stranieri che, impiantatisi in città, si dedicarono alla prelibata produzione.
Così, giungendo ai giorni nostri, la produzione del cioccolato in città è più che diffusa grazie al lavoro di numerosi e bravi maestri cioccolatieri. Gli stessi che con i loro cioccolatini, la loro ricerca e le loro creazioni, regalano a Napoli il titolo di patria delle cose buone, della qualità, dell’ingegno e della passione.